Aspettando Lucca Film Festival 2018: Cristi Puiu e il suo cinema

NUOVO CINEMA RUMENO

Dobbiamo resistere ancora un po’ prima di poter finalmente godere di tutto quello che la nuova edizione del Lucca Film Festival 2018 ha in serbo per noi.

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Negli anni il Lucca Film Festival non si è mai fatto sfuggire nessun personaggio di spicco della cinematografia nel mondo. E infatti nel 2017 ha avuto come ospite Cristi Puiu, cineasta rumeno fondatore di quella corrente che viene chiamata “Nuovo cinema rumeno”.

Ed è di questo che vi vogliamo parlare.

Il Nuovo Cinema Rumeno è una cinematografia che si sta assestando ormai, da diversi anni, ai vertici mondiali.

Protagonisti insieme a Puiu sono nomi come Corneliu Porumboiu, Cristian Mungiu e Radu Jude. Tutti hanno in comune una direzione tematica e un’etica, che si traducono in pellicole intrise di morale, politica, rapporti umani, eleganza nel girare le scene e longtake.

Puiu ne parla durante un’intervista con la rivista di critica cinematografica Quinlan, in occasione del 28esimo Trieste Film Festival.

Ma il regista ci tiene a precisare una cosa: il termine Nuovo Cinema Rumeno è un’etichettatura che serve a chi scrive e parla di cinema, che fa capire già di cosa si sta parlando.

E su questo Puiu è d’accordo, ma afferma anche che: “in realtà è un’invenzione, una creazione del Festival di Cannes. L’etichetta viene dai critici, dai giornalisti”.

In sostanza un nome semplice e corto, che arrivi al punto, nato tra il 2001 e il 2002 in concomitanza dell’uscita di 3 film: “Stuff and Dough” dello stesso Puiu, “Occident” di Mungiu e “The Rage” di Muntean. Ma questo termine è un po’ limitante per il regista che afferma: “il film che avevo fatto io è completamente differente dagli altri due”. Come infatti spiega, le loro influenze appartengono a correnti diverse: se Puiu ha come esempio il cinema realista di Cassevetes, Mungiu seguiva più il filone di Nae Caranfil e Muntean era proiettato verso il cinema americano.

Continuando Puiu afferma che: “la New Wave rumena è una creazione del Festival di Cannes perché La morte del signor Lazarescu vinse un premio e per gli altri registi fu il segnale di come si dovevano fare i film per essere selezionati a Cannes”.

Per Puiu questa terminologia non ha niente a che fare con il cinema e con il fare i film, ma solo con come le pellicole vengono incasellate nel festival.

“I film sono letteratura, sono il testo dei film” afferma, e aggiunge che sarebbe sbagliato sovrapporli con i festival a cui partecipano. “Quando si parla di cinema rumeno, è come se qualcuno ti chiedesse qual è il tuo regista preferito”.

Parlando più specificatamente del suo rapporto con gli altri colleghi suoi connazionali e se ci sia un confronto tra loro, Puiu dice che il discorso è molto più complicato di così. Tenta di semplificarlo trovando il punto fondamentale: i vari premi vinti, tra cui quello a Cannes e la Palma d’Oro, da registi rumeni. “Ora abbiamo una New Wave, possiamo parlarne, possiamo catalogarla e andare a dormire” esclama.

Ma se parliamo di scambio fra autori risponde: “se mi chiedi se ci incontriamo in una sorta di love affair come Rossellini e De Sica al tempo del Neorealismo la risposta è no”.

Nella storia del cinema, secondo lui, è possibile venire a contatto con i più disparati stili, correnti e linguaggi e tra questi trovare i propri, senza doversi forzatamente soffermare su uno solo. “Per me il cinema è un club più grande dei confini nazionali, le affinità possono essere ovunque”.

Puiu aggiunge poi una riflessione sullo stile cinematografico e sulla situazione in Romania. Afferma che nel suo paese per ora c’è una situazione confusa, in cui si continua a controllare quello che fanno gli altri, cercando in base a questo un’identità, senza soffermarsi su cosa sia il cinema e cosa possa essere. “Lo stile è quello che deve fluire naturalmente per dire quello che sei, non va imposto” afferma.

Puiu si vuole distaccare da una mentalità che pervade la Romania: quella che sia fondamentale una legittimazione ai festival o tramite premi perché un film piaccia e funzioni. Puiu la definisce “provinciale”. A lui non interessa tutto questo, per lui un film deve rappresentare il suo autore.

Ma per i suoi connazionali non è così. Il regista afferma che per loro i premi sanciscono l’autorità di un cineasta. “Come se i film servissero solo a farsi riconoscere dall’Occidente, ad andare in giro per il mondo”.