Sketchesnatched

il cinema strappato  di Massimo Carnevale

di Andrea Diego Bernardini

 

“Non ho un criterio preciso, adoro il cinema in tutte le sue forme e di tutti i generi… mi soffermo principalmente su delle immagini che mi hanno colpito, magari colori, sensazioni e inquadrature particolarmente suggestive” (Massimo Carnevale). Sketchesnatched è il viaggio di Massimo Carnevale all’interno della settima arte e la sua personale memoria cinefila. Immagini cinematografiche che abbinate ad un arte di altissimo livello deflagrano in un tripudio di colori e linee di grande potenza espressiva creando qualcosa di unico e irresistibile.

Artista geniale e di raffinata bravura, Carnevale riesce a confermarsi nome di punta del fumetto italiano, capace di dedicarsi a progetti distanti dalle logiche di mercato seguendo solamente un istinto visivo fuori dal comune e dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, la sua incredibile abilità nell’incendiare l’immagine e l’azione al suo interno. Un progetto tutt’ora in corsa, lontano dal concludersi e con tutta la storia del cinema a disposizione pronta ad essere inserita in questa magnifica galleria.

Sketches letteralmente rubati alla pellicola e i suoi miti: da Kubrick a Tarantino, passando per il western e la commedia, fino ai grandi capolavori e i blockbuster recenti. Un mix di citazioni, personaggi, battute e momenti; film a volte dimenticati e altri casi divenuti a tutti gli effetti cult movies. Opere che nonostante la loro gelida matrice informatica riescono a colpire al cuore per la loro bellezza e allo stesso tempo stimolare la nostra curiosità, riportando alla memoria scene dimenticate e piccole momenti d’autore.

Dalle inquadrature più famose fino a personali rivisitazioni, è complicato cercare una linea comune fra i vari sketches. I frame scelti da Massimo Carnevale sono a sua volta simbolo della diversa percezione di ogni spettatore, della memoria filmica con i suoi momenti significativi che scorrono in forme diverse dentro di noi e difficilmente coincidono con quelle di altri.

Direttamente dal web 2.0 gli Sketchesnatched di Massimo Carnevale sbarcano a Lucca in anteprima assoluta con oltre settanta opere in mostra, un’esposizione che vi guiderà in questo universo cinematografico direttamente strappato alla celluloide e al buio della sala, per prendere Vita nell’elegante location di Villa Bottini. Buona visione.

 

 

Nota biografia relativa a Massimo Carnevale

 

Ha esordito alla fine degli anni ottanta entrando a far parte degli autori dell’Eura Editoriale. Ha pubblicato la sua prima copertina sul settimanale Skorpio nel 1990 (sul numero 42) e la seconda per Lanciostory nello stesso anno (sul numero 46). In seguito è diventato il copertinista ufficiale dei mensili Dago, Martin Hell e John Doe. Ha una sorta di sodalizio artistico con lo sceneggiatore Lorenzo Bartoli, con cui ha realizzato gran parte delle sue opere. Esempio: Sempre il mare (Skorpio, n. 5, 1997), Amore e Guerra (Lanciostory, n. 43, 1996), e Uomini e topi e Il dono di Eric, questi ultimi raccolti anche in volumi. Nel 2003 nasce il mensile a fumetti John Doe, sceneggiato sempre da Lorenzo Bartoli in coppia con Roberto Recchioni. Fumetto di grande successo in Italia di cui Carnevale ha elaborato l’aspetto grafico dei personaggi e disegnato le 77 copertine della prima serie. Dal numero 17 (ottobre 2006) è diventato il copertinista di Detective Dante, sempre opera di Bartoli e Recchioni. In questo anno firma anche le copertine della miniserie Garrett edita da BD. Diventato ormai uno degli artisti piú apprezzati del Fumetto Made in Italy inizia a ricevere offerte dall’estero. Per il mercato statunitense, dal numero 23 realizza le cover di Y. L’ultimo uomo sulla terra edito dalla DC Comics, sotto l’etichetta Vertigo. Dal 2007 inizia la collaborazione con Sergio Bonelli Editore e realizza con la sceneggiatura di Roberto Recchioni “Fuori tempo massimo” per il n. 1 di Dylan Dog Color Fest e Dylan Dog n. 280 (“Mater Morbi”). Sempre per la Vertigo dal 2007 illustra le copertine di Northlanders. Copertinista anche della serie di Stephen King “The Talisman” della casa editrice Del Rey. Per la Dark Horse a pubblicato copertine per Terminator 2029 e per Mass Effect: evolution.

 

 

Intervista a Massimo Carnevale

di Andrea Diego Bernardini e Giovanni Russo

 

Come è nata  l’idea del progetto Sketchesnatched?

È un’ idea che mi frullava per la testa da un bel po’, direi da anni. Inizialmente era un progetto personale pensato per un’ esposizione di originali, più precisamente di tele ad olio di grande formato. Poi mi sono reso conto dell’impresa titanica e che di tempo per realizzarla ne avevo davvero molto poco. Ho ripiegato sul digitale e sulla popolarità che internet può offrire.

 

Inizialmente gli sketch erano in bianco e nero, con  intenzioni diverse probabilmente. Come si è evoluto dentro di te questo progetto? Quando si concluderà?

Sketchesnatched si è evoluto col passar del tempo. Volevo crearmi uno spazio per rilasciare dei bozzetti originali a matita o inchiostrati ispirati al cinema, ma anche ad altro e un blog offre questa opportunità senza troppa fatica. In seguito, ho realizzato che dovevo guadagnare tempo se non volevo crearmi un altro lavoro, tra l’altro non pagato. La tavoletta grafica è stata una scelta obbligata, oltretutto disegnare in digitale ti permette di sperimentare velocemente molte soluzioni grafiche, cosa che probabilmente eviterei se dovessi farlo su carta. Ecco perché questi sketch li considero per me come studi e bozzetti artistici veri e propri a beneficio anche di altri, spero. E finché avrò la voglia e la costanza di continuare andrò avanti. Oppure si evolverà in qualche altra cosa.

 

Come scegli il film di ogni sketch? I tuoi riferimenti  cinematografici spaziano lungo l’intera storia del  cinema, dal blockbuster moderno ai capolavori del  cinema d’autore, toccando ogni genere cinematografico e diverse nazionalità.

Non ho un criterio preciso, adoro il cinema in tutte le sue forme e di tutti i generi. Sulla scelta del soggetto non mi limito a valutarne il peso sul piano artistico o se è piú o meno d’autore. Mi soffermo principalmente su delle immagini che mi hanno colpito, magari colori, sensazioni, inquadrature particolarmente suggestive. Ma a volte può nascere dall’affetto che ho per un determinato attore o regista.  I frame scelti per gli sketch sono molto inconsueti, volutamente lontani dall’immaginario collettivo anche quando si tratta di film famosi.

 

Quale criterio  segui nella scelte delle immagini?

È questa la vera natura del progetto: è nostra consuetudine seguire un film con la classica inquadratura orizzontale. Quello che salta immediatamente agli occhi da questi sketch è il formato volutamente verticale, come fosse una copertina e questo non fa altro che creare una sorta di distorsione della nostra percezione che abbiamo dell’immagine cinematografica. Poi c’è “l’attimo” che il nostro occhio cattura. Le pellicole sono costituite da migliaia di frames che normalmente molti di questi sfuggono alla nostra attenzione dando risalto a quelli che riteniamo piú importanti e che poi faranno parte dell’immaginario collettivo. La mia sfida è quella di dar risalto a quelle situazioni o sensazioni, che riteniamo meno importanti, ma che spesso sono fondamentali.

 

Alcuni frame scelti (come nel caso di Aguirre) ricalcano  l’inquadratura originale,  altri  invece sono  frutto di una personale  rielaborazione  e visione  dell’inquadratura (il caso di Easy A). Come mai e quale linea segui per questa re- interpretazione?

In parte ho già risposto, poi dipende dal soggetto. A volte mi lascio una licenza e reinterpreto la scena, come per I Soliti Sospetti, la tazzina è macchiata di sangue ma in realtà non era cosí nell’originale. È un omaggio all’attore recentemente scomparso Pete Postlethwaite che nel film interpretava l’avvocato Kobayashi.

 

Qual è ad ora il tuo sketch preferito? C’è anche il tuo film preferito fra questi?

È difficile la scelta, probabilmente sono legato a quelli che tecnicamente mi hanno dato piú soddisfazioni. Lo stesso per il film preferito. Se vuoi un nome, sicuramente tutti quelli di Stanley Kubrick.

 

Un solo sketch dedicato al mondo dei Serial (Dexter), come mai? Ce ne saranno  altri?

Quando i Serial sono ben concepiti è cinema allo stesso modo. Sí, è probabile che ce ne siano degli altri, come anche ispirati ai videogiochi.

 

Abbiamo notato che manca quasi del tutto il cinema degli anni ’80 con i suoi miti. Ad eccezione di Ritorno al Futuro e I Goonies (condizionato dalla pressioni dell’amico Recchioni), non v’è traccia dei vari E.T., Indiana  Jones e Guerre Stellari, ma anche autori come James Cameron o John Carpenter.  È una scelta voluta o  casuale?

No, non è cosí, se fai piú attenzione ce ne sono molte di quel periodo: Die Hard, Bianca, Blade Runner, Full Metal Jacket, L’attimo fuggente… comunque c’è tempo, il blog è nato da poco. Ci sono ancora centinaia di film in cantiere da valutare e sicuramente quelli da te citati avranno una parte importante.

 

Cosa ne pensi del cinema contemporaneo? Quali sono i film che ti hanno impressionato negli ultimi anni?

Il cinema è in continua evoluzione ma molto spesso verso il basso a favore delle Majors. Grandi capolavori non se ne vedono più e se ci sono delle eccezioni vengono soffocate dalla distribuzione e dai multiplex, però ci sono grandi registi con grandi idee che ancora ti lasciano a bocca aperta, come Mann, Lynch, Malick, Anderson, Coen, Nolan, Tarantino etc. e nutro grandi aspettative per l’australiano John Hillcoat. Film che mi hanno impressionato? The Tree of Life credo che mi rimarrà dentro per un bel po’.

 

Hai mai pensato di lavorare  al servizio della settima arte?  Realizzare la locandina  di un film, oppure  collaborare  direttamente alla fase produttiva come  concept artist?

Mi sto attrezzando.