Arriva in Italia, ospite del Lucca Film Festival 2018, il regista Stephen Frears, autore di “Florence”, “The Queen” e “Vittoria e Abdul”.
Il produttivo regista Stephen Frears nasce nel 1941 a Leicester, in Inghilterra.
Abbandonati gli studi di giurisprudenza al Trinity College di Cambridge, per iniziare una collaborazione con l’emittente televisiva londinese Royal Court Theatre, Frears occupa i suoi primi anni di attività con produzioni televisive e solo nel 1972 esordisce sul grande schermo con “Sequestro pericoloso”.
La sua regia ed il suo nome passano quasi del tutto inosservati agli occhi del pubblico e della critica internazionale; questo fino all’uscita, nel 1985, di “My beautiful Laundrette”. Film che lancia la sua carriera e lo rende famoso ad Hollywood.
A differenza di molti registi, Frears si destreggia in modo quasi sempre perfetto tra gli eterogenei generi cinematografici e riesce sempre a suscitare emozioni in chi guarda un suo film, siano esse felicità, amarezza o compassione.
Stephen Frears dimostra la sua grande capacità come regista passando in pochi anni da dirigere film come “Le relazioni pericolose”, vincitore di 3 premi Oscar e 2 Bafta, a film più commerciali e meno impegnativi come “Eroe per caso”, ispirato ai vecchi classici hollywoodiani.
Egli non può essere legato ad un genere proprio per questa sua capacità di dirigere in modo assolutamente da manuale film storici e non, drammi e commedie, biografie e romanzi, siano essi finanziati da un grande budget o a basso costo.
Famoso per le sue critiche contro l’omofobia, il razzismo ed il capitalismo nel 2006 Stephen torna sotto i riflettori con il suo film “The Queen”, vincitore di un premio Oscar, con il quale attacca l’establishment inglese e la famiglia reale.
Frears ritorna a parlare della famiglia reale dopo 11 anni con il suo ultimo film, “Vittoria e Abdul”, nel quale tratta il rapporto d’amicizia che legava la regina Vittoria al mussulmano Karim Abdul criticando profondamente l’ipocrisia ed il razzismo della corte reale.
Rimanendo fedele ai suoi ideali ed al tradizionale english humor, lo stesso Frears, durante un’intervista, ha commentato così la sua decisione di produrre questo film: “Volevo fare un film divertente, semplicemente un film che sarebbe piaciuto a Donald Trump”.
Stephen Frears non ha un suo stile ben determinato perché lo modifica e lo adatta alla storia ed alle emozioni che vuole suscitare nello spettatore.
Sono, però, proprio le sue critiche e la sua capacità di spaziare da un genere all’altro a contraddistinguere un regista altrimenti non inscrivibile in nessuno schema convenzionale.