1978: Hollywood trema ancora di paura.
Se “La Notte dei Morti Viventi” è il film-horror più importante di sempre, “Zombi” è la quintessenza stessa dell’Horror. Stupefacente, iconoclasta, imperiale.
Dieci anni dopo il debutto ufficiale, George A. Romero compie una pregevole doppietta con un sequel capolavoro.
Dawn of the Dead (ZOMBI, nell’edizione italiana) altro non è che la dose rincarata di un lavoro destinato a lasciare un solco profondo nella storia del cinema.
George A. Romero rappresenta un emblematico spartiacque nel lungo filone dello zombi-movie da permetterci la meritoria definizione di fase “preromeriana” e “postromeriana”.
Siamo al crocevia di un fondamentale passaggio epocale.
Probabilmente di tutte le pellicole che il regista dedicherà alla fortunata serie dei “Morti Viventi” – Romero ne dirigerà ben sei in quarant’anni – Dawn of the Dead risulta forse la più complessa e affascinante.
Parliamo di un’opera senza tempo che attrae per il suo fascino magnetico neofiti, amanti del genere e nostalgici.
Le scene sono un condensato di brutalità e iper-violenza, con leggero ed attenuante slittamento verso l’autoironia o il surreale.
Nel sangue grumoso e vermiglio sguazza mirabilmente il genio creativo di Tom Savini, mago degli effetti speciali che non ci risparmia corpi dilaniati, divorati famelicamente, teste esplose e arti strappati dal resto dell’individuo.
Lo Splatter non è mai stato così truculento!
L’umanità di Romero è ridotta ad un fallimentare e decadente esperimento sociale che non riesce a trovare scampo neanche nei più estremi sussulti di solidarietà e collaborazione perché, vittima del suo individualismo, è inghiottita da se stessa.
La psicologia degli esseri umani è sempre in bilico, pronti a diffidare l’uno dell’altro in preda alla paura e al panico.
Gli zombie di papà Romero sono delle creature ambulanti che portano addosso un morbo infetto per contaminare l’umanità superstite.
Pallidi, emaciati e affamati, queste anime terrificanti vagano libere e si aggregano in branchi occasionali al fine di braccare singole vittime o assalire luoghi in cui hanno trovato rifugio i protagonisti che vogliono salvare la pelle.
Il Centro commerciale non è il mero ricovero di umani fuggiaschi, ma si erge a simbolo del consumismo esasperato.
Uno spazio conteso tra “vivi” e “morti viventi”, in una battaglia senza esclusioni di colpi, per la lotta alla sopravvivenza.
Nelle intenzioni del regista c’è comunque anche la volontà di evidenziare il problema razziale e la violenza istituzionalizzata, cinica, drastica e impietosa nell’uso delle armi contro i nemici della società.
In questo scenario apocalittico e indiscriminato “tutti contro tutti” non può non rispecchiarsi lo spettatori di ieri e quello oggi: Romero attualissimo!
L’eco internazionale della pellicola avrà come cassa di risonanza l’Europa, grazie alla felice collaborazione con i colleghi d’oltreoceano. Dario Argento è coproduttore e coautore della colonna sonora. Senza timore d’essere smentiti, siamo dinanzi a un capolavoro unico e indiscusso del genere. Con il suo secondo lavoro “Zombi”, Romero si consacra ufficialmente come Maestro dell’Horror.