Sorrentino e il film su Berlusconi

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Dopo il grande successo televisivo di “The young pope“, Paolo Sorrentino torna al cinema con un progetto che fa discutere ancor prima di essere concluso. Se il regista napoletano, che non poteva mancare tra i grandi nomi ospiti alle scorse edizioni del Lucca Film Festival, ha visto riconfermata la sua fama internazionale con la realizzazione del cortometraggio “Killer in Red” per Campari Red Diaries, oggi si appresta a realizzare “L(‘)oro”.

Dal rosso alL’oro

Tornando dal rosso alL’oro dunque, visto il gioco di parole LoroOro che dà vita al titolo del lungometraggio in corso di lavorazione, Sorrentino sembra anche tornare alla sua originaria vocazione sintetica e tutta italiana: la rappresentazione di un paese attraverso isolati e misteriosi protagonisti, tra l’introversione e l’estroversione recitativa, scegliendo stavolta di raccontare una delle più controverse figure della storia politica italiana: Silvio Berlusconi.

Sorrentino e Il Potere

A questo proposito, tra i molti personaggi-metonimia del cinema sorrentiniano, è impossibile non pensare al Servillo-Andreotti di “Il Divo” (2008), maschera plastificata e annichilita nella sua stessa impenetrabile silohuette che, nell’inespressività attorica più complessa dove al massimo realismo si arriva grazie alla massima capacità recitativa, recita il monologo sul potere. E, in effetti, il parallelo con il film del 2008 è ancor più adeguato, stando alle dichiarazioni fatte dal regista riguardo al film. Non si tratterà infatti di criticismo artisticamente sterile, quanto di un ritratto ben ponderato del personaggio, a partire dal mondo che lo circonda e nel quale per decenni si è mosso.

E Medusa?

Loro” sarà prodotto da Indigo Films, che ha realizzato tutte le precedenti opere di Sorrentino, mentre resta improbabile che la società di distribuzione Medusa Film, pertinente al Gruppo Mediaset e controllata dalla famiglia Berlusconi, si occupi del co-finanziamento, nonostante abbia in passato collaborato con il regista napoletano, a partire dal film Premio Oscar “La grande bellezza”.

La pietra dello scandalo è in realtà un coriandolo

Molta curiosità dunque quella che il progetto suscita già da ora e le cui riprese inizieranno l’estate prossima. Una curiosità legittima se si pensa ai complessi personaggi che Sorrentino ha costruito nel corso della sua carriera, servendosi sempre di un linguaggio capace di un’ironia raffinata, ma audace solo in apparenza nello scontro con l’ordine costituito (tanto etico quanto sociale), al quale non manca di strizzare l’occhio. Un cinema non tanto caustico dunque, quanto di frizzante intelligenza, che si serve della meta-critica per rendere, spesso e volentieri, digeribile un prodotto cinematografico allo stesso pubblico che ne è il bersaglio. Una sfida patinata lanciata a uno spettatore assorbito dalle mode culturali e da un’estetica pubblicitaria, che è poi quella spudoratamente messa in atto senza alcun sottotesto critico proprio nel mini-noir pubblicitario “Killer in Red“.

L’oro: una trappola d’oro?

Ancora una volta, dunque, Sorrentino mette alla prova se stesso con un soggetto tutt’altro che originale (da “Il Caimano” di Moretti, a “Belluscone” di Maresco) eppure di non facile né immediata trasposizione cinematografica. Ma soprattutto pare, come di consueto, alla ricerca del soggetto migliore per mettere alla prova prima di tutto lo spettatore, tendendogli una trappola registicamente impeccabile in cui probabilmente, questo stesso spettatore, si divertirà a cadere, più o meno consapevolmente, con gli occhi pieni di grande bellezza.